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Tratta da una storia che potrebbe essere vera
Si descrive un “mondo” femminile, fattivo, intraprendente, coraggioso, in antitesi con quello “maschile”, invidioso, ombroso, depresso.
C’è anche Carlo che disegna una condizione “altra”, più vicina al femminile.
La storia delinea in maniera significativa la divisione in cui versano maschile e femminile e la diversità identitaria.
L’aspetto di un maschile apatico e depresso dà agio a comportamenti violenti e istintivi. I ragazzi esistono come ombre, non sembrano avere alcuna corporeità, ed è questa nullificazione che, poi, provoca la violenza, intesa come l’unica possibilità di “essere”, per loro non c’è altra strada per esistere.
Potente è l’invidia (che sconfessa la freudiana “invidia del pene”) che non riesce a trasformarsi in ammirazione/imitazione.
Il finale è amaro. Ma realistico!